venerdì 31 gennaio 2020

'900 italiano, un secolo di arte in mnemosine

900 italiano, un secolo di arte
Padova, Museo Eremitani dal 1 febbraio al 10 maggio 2020

da sinistra: F. Villanti, A.  Colasio,  M.T. Benedetti

Il Museo Eremitani ospita dal 1° febbraio al 10 maggio 2020 la mostra '900 Italiano. Un secolo di arte, organizzata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Padova in collaborazione con C.O.R, Creare Organizzare Realizzare di Alessandro Nicosia. Nelle intenzioni delle curatrici, Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, la rassegna padovana vuole raccontare "una storia" del Novecento italiano, una delle sue possibili letture, e lo fa in novanta opere. Il Novecento fluisce nei corsi e ricorsi artistici, nei repentini cambi di generazioni e mentalità pittoriche, scanditi dai rintocchi della Storia. La mostra riflette le contraddizioni, le discontinuità e le intersecazioni di correnti che hanno caratterizzato il XX secolo. Il '900 Italiano ricostruisce cronologicamente un secolo d'arte attraverso una selezione di capolavori. Un nucleo di opere di alto valore che, come sostiene la curatrice Benedetti, c’è un incipit intorno alle opere di Balla , Severini e Boccioni con un divisionismo schietto e a seguire il divulgatore Marinetti con gli anni subito dopo la prima guerra mondiale con il ritorno all’ordine proposto da Carrà e le successive tematiche, sempre secondo Benedetti, che palesano l’ironia, lo spirito sarcastico come si evince dall’opera i “Gladiatori” di De Chirico e “L’isola dei giocattoli” di Savinio. Non manca la Scuola romana con Maffai e Scipione, pregevole rapporto con la classicità.In mostra una singolare metafisica  di Casorati  fino a seguire la trasformazione dal realismo all’astrattismo di Capogrossi. Donghi, Pirandello, Guttuso riportano a quel realismo necessario per gli anni della trasformazione. Non mancano le esperienze spaziali nel taglio di Fontana e di Burri come sacerdote di povertà nel sacco saio. La mostra è una narrazione di un 900 inquieto e fecondo capace di rinnovare stimoli e interpretazioni fino alle sperimentazioni del gruppo N. In altre parole è una intersecazione, un interscambio di vedute che solo l’arte può esprimere. Il Novecento tra modernità ed eredità del passato: il Realismo magico di Giorgio Morandi e Carlo Carrà approda a un silenzio contemplativo sui segni nascosti dell'ordinario, insieme al nitore simbolico di Felice Casorati; il Primordialismo plastico assume la forma austera di un mito moderno che rievoca il Quattrocento italiano. In mostra non mancano il gruppo Forma e la Pop Art italiana, le sperimentazioni di azzeramento dell'Arte Concettuale e l'etica dell'Arte Povera, fino alla meritoria presenza delle provocazioni del padovano Gruppo Enne. Il gruppo Forma (Consagra, Dorazio, Sanfilippo,) si dichiara "marxista e formalista", rivendicando il valore dell'astrazione che il Partito Comunista condannava in quanto incapace di rappresentare le istanze popolari. Tra questi una voce fuori dal coro come quella di Isgrò che cancella parole. L'astrazione di Scialoja, apparentemente priva di forma, non abbandona però l'idea precisa e irrinunciabile della composizione. Schifano, Festa e Angeli sposano i contenuti della Pop art, ma non rinunciano alla pittura dimostrando così una vocazione tutta italiana. Boetti nell’allusione al ricamo orientale fa della biro ago e filo. La rassegna padovana, ancora una volta, è propositiva come lo fu in epoca recente per le proposte Ligabue e il cinema felliniano. ©Emanuela  Prudenziato
Umberto Boccioni, Ritratto di Augusta Popoff

Carlo Carrà, Cavallo e cavaliere

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