giovedì 17 novembre 2022

INCONTRO CON FERRUCCIO GARD. Fiera arte Padova 2022

 Incontro con  Ferruccio Gard.

Fiera Arte Padova 2022. 



Doverosa premessa. Durante questo mio esistere in età senile-razionale nei rapporti sociali e indubbiamente irrazionale qualora debbo fare un’indagine introspettiva per la decodifica dei sentimenti, delle pulsioni emozionali che hanno e caratterizzano le opere d’arte, del vecchio tempo e del nuovo, figurative e non- ho sempre avuto un rapporto interlocutorio, espresso o contemplativo, accattivante con l’artista. Raramente, davanti alle ovvietà fenomenologiche di certi pittori, pittrici -qui il numero è più rilevante-, per quella sorta di auto scoperta creativa e forse più autoanalitica come terapia, ho usato il generico aggettivo qualificativo “bello”. Alla mia età mi vergogno della ipocrisia che mi distanzia dai noti nomi della critica che suggeriscono, questo è la sintesi del concetto, di continuare nella nobile arte del colore piuttosto che far uso di droghe o di antiansiolitici. Lo sfogo mi è servito per separare con taglio di lama artisti e pseudo tali per delfinaggio dinastico. Indubbiamente non è il caso di Ferruccio Gard, scrittore, giornalista televisivo e Artista innovativo di quella corrente detta cinetica, optical, o -come sostengo- psico-introiettiva del movimento illusorio. Tra gli stand, la sua opera, è il punto focale su cui convergono le proiezioni; un genere unico, diversificato e attestato da oltre mezzo secolo dalla critica ufficiale, dai consensi, dalle rassegne nazionali e internazionali, dalle Biennali di Venezia… Un’arte che, come scrive lui stesso, non ha nulla da condividere con la carnalità, ma tanto con l’intimo emozionale dell’uomo. Ho seguito, con ossequiosa discrezione, il percorso di Gard,  le rassegne e la straordinaria stagione degli artisti che, con lui, hanno dato vita alle molteplici manifestazioni della peculiare espressione artistica. Ho gustato i gruppi “Verifica 8+1”, “Gruppo N” e i singoli protagonisti. Ferruccio Gard, in fiera Arte Padova, il dì di San Martino è protagonista; mi ha emozionato l’incontro e come in un flash back ho rammentato mentalmente la personale a Ca’ Pesaro con la presentazione della curatrice Belli del MUVE, le partecipazioni alla Biennale di Venezia, alla Bevilacqua la Masa  e a Rovigo, orgoglioso di un campanilismo cittadino, quando c’è il merito: Gard a Rovigo alla Pescheria e all’Accademia dei Concordi grazie al fattivo spirito di iniziativa e alla cultura dell’allora direttore e amico Antonio, Toni, Romagnolo, che ebbe l’intuizione di presentare ad un pubblico refrattario al nuovo la presenza dei “moderni”: Accardi, Perilli, Scialoja, Santomaso,… Gard. Fu la primavera culturale nella mia città polesana prima che l’amico fosse ostracizzato. Velo pietoso. E dopo tanta premessa arrivo alla pagina del cahier de doléance. Andai alla mostra “L’occhio in gioco” , al Monte di Pietà di Padova; bella mostra sull’arte cinetica corredata da due cataloghi nei quali si sofferma rispettivamente a puntualizzare e l’aspetto artistico sia psicologico… si vanta Musatti. L’incipit nel gustarla è stato un piacere con lo sfavillio del divisionismo di Claude Monet, con l’effetto ricerca colore-introspezione di Previati e le soluzioni dinamiche di Boccioni, le astrazioni veloci di klee, Kandinsky… poi le sale con il “gruppo N” e i nomi dei protagonisti vecchi e nuovi. Fu in una delle ultime sale che ricevetti l’acredine contenuta degli organizzatori. Feci presente che in mostra, grande, ricca di opere, mancavano all’appello altri nomi significativi della nota stagione cinetica, optical; mancava “verifica 8+1”, Sara Campesan, Ferruccio Gard… Una rassegna troppo bella per essere mutilata. Con gentile rabbia mi fu tatto notare che i nomi da me fatti e il gruppo nato a Mestre negli anni Settanta non appartenevano al “Gruppo N”. Ho osato ribattere che neppure Previati, Monet, Calder, Duchamp, Vasarely e altri, ovviamente, non appartenevano a “Gruppo N”. Dovevo! Non so per quali meccanismi, per quale soluzione “carbonara”,  siano stati esclusi un intero movimento e dei maestri dell’arte citata. Indubbiamente, rispetto ad un curatore critico provinciale, ci sono delle solide motivazioni nel fare le scelte. Uno come me avrebbe messo Munari piuttosto della figlia di un noto docente universitario nel suolo calpestabile dell’androne dell’ateneo patavino. Rifeci queste esternazioni a Gard stesso. Non sono mai stato pennivendolo e lo si giustifica dal mio essere cane sciolto e mi è parso doveroso l’animoso risentimento e il senso di giustizia. Secondo la vocazione del maestro veneziano, Gard, escludendo la fisicità si evince un’arte dell’anima, dall’intimo… Davanti a linee chiare, scure, azzurre, ocra, rosse, gialle, grigie, calde e fredde nelle tonalità variegate c’è l’incidere dell’esistenza la cui essenza geometrica palesa un Demiurgo criptato, ma gradevole. Binari paralleli, intersecati, nella molla di una duttile plasticità tra incontro e abbandono, tra esistere e non essere, tra realtà e finzione, come la vita stessa ed il suo sviluppo sono i messaggi. Ferruccio Gard, in un filone della sua opera, pone i punti di colore del DNA, autoritratti dalla gamma cromatica chiara, pastello, com’è l’animo di Gard stesso.  Vincenzo Baratella

L’occhio in gioco Percezione, impressioni e illusioni nell’arte. Palazzo Monte di Pieta' di Padova dal 24 settembre 2022 al 23 febbraio 2023-

 

L’occhio in gioco

Percezione, impressioni e illusioni nell’arte.


Palazzo Monte di Pieta' di Padova dal 24 settembre 2022 al 23 febbraio 2023-

Prosegue la mostra L’occhio in gioco presso il Palazzo del Monte di Pietà di Padova. La rassegna inaugurata il 24/09/22 durerà fino al 26/02/23. La mostra ha aspetti di carattere scientifico, psicologico e creativo. L’arte si presenta, in questo caso, con il suo significato originario di tecnè: di saper fare. Le immagini si riferiscono alla particolarità dell’occhio di vedere elementi in realtà non presenti sia nella riproduzione pittorica, nel disegno, nell’intersezione di materiali, nelle istallazioni con oggetti e fonti luminose. La diversa reazione dell’occhio denota non solo e non tanto la capacità visiva, ma anche un aspetto soggettivo di chi osserva. E’ un connubio arte-scienza che in questo caso diventa inscindibile: l’una si interseca nell’altra quasi fatalmente, coinvolgendo lo spettatore sempre come se fosse la prima volta, la prima esperienza. Cerchi, quadrati concentrici, ombre e  colori, bianco e nero sono elementi base per tale esperienza conosciuta,studiata, sperimentata eppure sempre nuova, mai scontata. Emanuela Prudenziato


Mario Sironi. Un racconto dal grande collezionismo italiano

 Mario Sironi. 

Un racconto dal grande collezionismo italiano. Dal 16 settembre 2022 all'8 gennaio 2023.

Villa Bassi di Abano Terme. Padova. 


Continua con successo la rassegna inaugurata il 16 settembre 2022 a Villa Bassi di Abano Terme. Mostra dedicata a Mario Sironi. Artista cronologicamente legato al periodo del ventennio e dei conflitti mondiali con una particolare sensibilità umana e pittorica espressa nelle opere rappresentative della società, ambiente socio-economico ed umano della futura metropoli milanese. La posizione di Sironi nei confronti del periodo storico fascista più che una scelta, non si parla di un uomo politico, evidenzia l’identità, la ricerca di un artista che in qualche modo mitizza nelle sue realizzazioni, si infatua del pensiero di Mussolini. Lo approva in pieno, è il suo punto di riferimento,riceve incarichi, commissioni; si sente parte del momento storico in cui vive. L’apogeo  della sua arte, i riconoscimenti, il successo sono strettamente legati al fascismo, non sarà più così nel dopoguerra per il pubblico di estimatori. Sironi sconta la sua infatuazione politica dal punto di vista commerciale, ma la sua sensibilità artistica evolve capta anche segnali nuovi, espressioni classiche e coeve. L’ultimo periodo è caratterizzato da situazioni che incidono pesantemente sulla personalità, l’animo di Sironi. In primo luogo il suicidio della figlia diciottenne Rossana, la sua patologia depressiva aggravata dall’atteggiamento dei suoi ammiratori che lo considerano ancora espressione della cultura fascista. Sironi, fuori dai giochi politici  degli anni 50-60 periodo del partito democristiano, riprende nelle sue opere l’arte figurativa della prima produzione. Mario Sironi è artista del suo tempo e si esprime seguendo i canoni della cultura dominante senza tuttavia rinunciare a se stesso, al suo pensiero. Ha una personalità che non mercifica, non cambia a seconda delle mode politiche, ma dell’ispirazione artistica. L’atteggiamento di coerenza viene interpretato come ritorno al passato, qualcosa da rinnegare, superare politicamente forse, in maniera opportunistica magari, pena l’emarginazione sociale, culturale, artistica delle sue creazioni. La rassegna aperta fino all’8/01/2023 vuole proporre il pensiero artistico di Sironi, la sua personalità, l’atteggiamento nei confronti del periodo in cui ha operato rispondendo alle richieste da parte dei vertici istituzionali, ma anche della sensibilità del periodo coevo. Emanuela Prudenziato


sabato 23 luglio 2022

Padiglione Singapore 59° Biennale Venezia 2022 Arsenale

Padiglione  Singapore 59° Biennale Venezia .

Arsenale, Sale d'Armi dal 23 aprile al 27 novembre 2022

Il libro: testimone scomodo della realtà.

In un mondo che vuole resettare tutto per controllare, determinare non solo il presente, ma anche il futuro( quasi un eterno presente),” il latte dei sogni” ha generato qualcosa che salva la dimensione umana più autentica: la capacità di costruire, dar vita ad un elemento costitutivo dell’intelligenza: la cultura- termine dal significato profondo, è un sapere consapevole, determinato e incancellabile. La volontà di lasciare testimonianza dell’esperienza, delle conoscenze acquisite, sperimentate fa parte del’essere umano. Un documento scritto rappresenta una realtà forte, incontrovertibile con cui ci si deve confrontare. La costruzione di un libro costituisce un sapere destinato a diffondersi, a creare comunicazione, condivisione senza limiti. Il testo scritto usa un codice linguistico e nello stesso tempo lo diffonde e difende dall’oblio, perché le parole sono espressione del pensiero, dell’identità dei popoli, della loro cultura. Esiste il timore che tutto questo patrimonio possa essere dimenticato, disperso, perduto come accade per le situazioni minori, le lingue, i dialetti parlati da gruppi ristretti perché la loro importanza è diminuita nel tempo per motivi storici, economici. Costruire un libro perché possa diventare la base per una moltiplicazione di testi, per evolvere non solo mantenere, conservare una conoscenza, una cultura , una lingua. La parola stampata costituisce la volontà consapevole di tracciare un percorso per altri che verranno, una riflessione continua, come un viaggio interiore, che conduce ad un pensiero critico, divergente, creativo, problematico; tutto ciò è alla base della vita psicologica, intellettuale, morale dell’uomo. Emanuela Prudenziato




giovedì 21 luglio 2022

Le Sale Reali Nuovi percorsi del Museo Correr di Venezia, dal 15 luglio 2022 - Mnemosine

Le Sale Reali

Nuovi percorsi del Museo Correr

di Venezia, dal 15 luglio 2022

Dopo i Giardini Reali, ecco finalmente anche il Palazzo Reale, straordinaria restituzione alla città di uno degli spazi più rappresentativi della sua storia politica e culturale del XIX secolo, che riporta in tal modo l’area Marciana alla sua identità originaria. Dopo un lungo e impegnativo lavoro di recupero, saranno aperte al pubblico dal 15 luglio, venti sale del Palazzo Reale di Venezia (all’interno del Museo Correr) che costituivano gli originari appartamenti privati utilizzati degli esponenti di ben tre case regnanti – Bonaparte, Asburgo, Savoia – lungo tutto l’Ottocento e fino al 1920. Si tratta del completamento di un lavoro iniziato nel 2000, su progetto scientifico di recupero della Fondazione Musei Civici di Venezia e Comune di Venezia con supporto della Soprintendenza e con il determinante sostegno del Comitato Francese per la Salvaguardia di Venezia e da mecenati di tutto il mondo, che ha visto le prime sale reali già protagoniste di una attività di valorizzazione del Palazzo Reale. Le nuove sale sono tutte decorate e per lo più sontuosamente rivestite con tappezzerie che riprendono i disegni originali, originali invece i mobili che provengono appunto da Palazzo Reale e che dopo complesse vicende e trasferimenti tornano finalmente ad occupare lo spazio che li spetta. Un Palazzo Reale nella città connotata dal Palazzo dei Dogi: a pochi passi dal Palazzo Ducale sorge, ed è altrettanto magnifico, anche il Palazzo Reale. Tre i Casati che governarono Venezia dall’indomani della caduta della Serenissima Repubblica: Napoleone Bonaparte, gli Asburgo e infine i Savoia. Ciascuno degli occupanti volle risiedere a Venezia in un proprio appartamento, modellato e arredato secondo le proprie passioni e il gusto del momento. Quello che ne è derivato è uno spaccato di storia dell’arte e del costume, dai primi dell’Ottocento agli anni ’20 del Novecento. Gli Appartamenti Reali occupano il Versante settentrionale del Piano Nobile delle Procuratie Antiche e godono dell’affaccio sui Giardini Reali e sul Bacino dei San Marco. Sono spazi paralleli alle sale espositive del Museo Correr a loro volta aperte sulla Piazza. Si tratta di grandi elegantissimi ambienti, estesi su circa 850 mq, ciascuno connotato secondo lo stile degli Ospiti che vissero qui in alcuni periodi. Decori e mobilio sono all’altezza delle teste coronate che ne godettero per soggiorni più o meno prolungati. Da Napoleone, a Francesco Giuseppe e all’Imperatrice Sissi, a Massimiliano d’Asburgo, Imperatore del Messico, a Vittorio Emanuele di Savoia e, via via, sino al Umberto I. In questi saloni è passata la Storia italiana ed europea. Concluso il tempo dei re e imperatori, quei saloni sono diventati uffici e archivi a disposizione dello Stato e dei suoi funzionari, cosa che inevitabilmente ha comportato la cancellazione di gran parte delle decorazioni e degli arredi esistenti. “Il Comune di Venezia e Fondazione Musei Civici - commenta il Sindaco Luigi Brugnaro - continuano a prendersi cura del loro inestimabile patrimonio culturale e artistico. La riapertura di queste 20 sale del Palazzo Reale sancisce un ulteriore fondamentale tassello in quel percorso di riqualificazione dell'intera area marciana, che con Rialto e Arsenale costituisce il cuore della storia di Venezia che dura ormai più di 1600 anni. Grazie infine a tutti quei mecenati che, in un'ottica di sussidiarietà tra il pubblico e il privato, hanno dimostrato di amare la nostra Città e hanno contribuito a salvaguardare questo suo gioiello”.La presidente MUVE Mariacristina Gribaudi ricorda come “ L'apertura delle Sale Reali coincide con il raddoppio dell'area museale del Correr, una restituzione straordinaria alla città che qui avrà evidenza della storia politica ma anche del costume e delle arti veneziane del XIX secolo Il Direttore Gabriella Belli: “ Dal punto di vista della storia dell'arte veneziana, il Palazzo rappresenta un colpo di spugna su quel secolo XIX che per decenni rimase affidato al mito negativo della caduta di Venezia e con essa la fine di ogni magnificenza artistica. Oggi questo travagliato Ottocento veneziano ritrova il luogo della sua rivincita”. In questa rinascita Fondazione Musei Veneziani e Comune di Venezia sono stati affiancati dal Comitato Francese per la Salvaguardia di Venezia, presieduto con passione e competenza da Jérôme-Francois Zieseniss, che ha saputo coinvolgere nella grande impresa mecenati di tutto il mondo.“Tra la caduta della Serenissima nel 1797 e la nascita della Biennale nel 1895, sembrava che Venezia fosse sparita dalla scena artistica europea. Il Palazzo Reale, vera enciclopedia delle arti decorative dell’Ottocento, è invece l’anello mancante della storia millenaria del genio di Venezia”. Gli interventi hanno preso il via nel 2000 con il recupero dei grandi appartamenti di rappresentanza, che facevano già parte del Museo Correr: il porticato che da accesso al Palazzo Reale e a Piazza San Marco, lo Scalone d’Onore, il Vestibolo d’onore, la Sala da Ballo e il soffitto della Sala del Trono. Nella seconda fase (2006-2012) si è intervenuti sugli appartamenti di Sissi e subito dopo su alcuni ambienti dell’appartamento di Massimiliano d’Asburgo, Imperatore del Messico. La terza campagna di restauro (2013 -2014) ha coinvolto ambienti ed arredi (raffinatissimi) del Gabinetto Studiolo dell’imperatore, del Salone delle Udienze, di quello dei Ciambellani e del Salone di Re Umberto. Tra il 2015 e il ’16 si è messo mano al progetto “Sublime Canova”, ideato dal Direttore MUVE Gabriella Belli per dare giusto risalto alle magnifiche raccolte canoviane del Correr: magistralmente presentate in tre sale, due delle quali inserite nel Palazzo Reale, il cui restauro è stato sostenuto dal Comitato Francese per la Salvaguardia di Venezia e da Venice International Foundation. A concludere il recupero integrale del Palazzo sono gli interventi, appena conclusi, sugli appartamenti di Massimiliano e dei Re d’Italia. Il recupero, in tutte le sue fasi, è stato certosino: nessun dettaglio è stato trascurato, a partire dalle tappezzerie originali che, come gli interventi di ebanisteria, furono realizzate da maestranze veneziane, in grado di creare in Laguna tessuti e arredi del tutto raffrontabili con quelli delle maggiori manifatture internazionali. Un tesoro del miglior artigianato veneziano che prosegue la grande tradizione delle arti ancor oggi presenti nel territorio lagunare.

 


We Walked the Earth Padiglione DANIMARCA alla Biennale di Venezia 2022 in Mnemosine

LIX^ Biennale di Venezia dal 23 aprile al 27 novembre 2022

Padiglione DANIMARCA alla Biennale di Venezia      

We Walked the Earth     


 L’artista Uffe Isolotto scombussola gli animi attraverso la drammaticità scenica di eventi che si susseguono nell’immaginazione piu che nella realtà. Il Padiglione della Danimarca ai Giardini, con la cura del dettaglio nell’introdurre gli ambienti quasi si trattasse del fermo immagine prima del ciak cinematografico, immerge lo spettatore in un mondo transumanizzato.  Una compattazione di mito nostalgico sulla figura del centauro e la drammaticità degli eventi che si deducono dalle sequenze. La rassegna espositiva dal titolo We Walked the Earth ha un taglio creativo iperrealistico; proprio questo è determinante per evocare tetri presagi futuri. Nella storia, che ha una radice agreste danese con ambienti tipici in cui si vedono gli atrezzi contadini, i giacigli, le strutture di un’edilizia funzionale agli ambienti rurali, si nota la centaura. L’essere in sofferenza, dagli occhi rossi e dal ventre gravido sta indubbiamente per figliare. Chi nascerà? Quale essere conforme o difforme alla natura nascerà secondo l’ottica della genia  comune o dei diversi? Nei locali sono sparsi gameti, embrioni, sacche amorfe di vita fuori dell’usuale…  Il riferimento, secondo L’Artista l’acqua è essenziale, è ovunque e noi siamo già acqua. “Le possibilità dell’acqua sono infinit, e il nostro corpo liquido non possiede né forme né dimensioni fisse. Il suo unico limite è la nostra immaginazione”. L’acqua ci ha permesso di camminare, vivere sulla terra. Il roseo, marmoreo, ingresso nella stalla fa presagire a una bucolica vita contadina danese, tuttavia nell’indagare oggetti, scene, posture, s’inseriscono elementi fantascientifici futuri. Uffe Isolotto ha fatto, scrive, “per creare un’immagine inquietante di un presente incerto”. In effetti, in modo criptato, denuncia le trasformazioni anomale apportate dall’uomo nella natura e nella scienza. Il centauro, l’essere umano transumanizzato, rifiuta non solo la continuità della vita con il nascituro, ma elimina pure se stesso Vincenzo Baratella


                                                                  

mercoledì 20 luglio 2022

Il latte dei sogni - The milk of dreams - 59^ Biennale di Venezia

59° Biennale   Venezia 2022   dal 23/04/22  al 27/11/2022

Il latte dei sogni

“ I sogni producono latte”; sostanza vitale per l’essere umano che deve crescere, ma il vero latte di cui ha bisogno l’arte è la creatività. Quanto si può osservare oggi sia ai Giardini e sia all’Arsenale non rappresenta alcuna autentica novità. E’ presente il riferimento alla classicità, al già noto e ciò che sembra sperimentale è l’imitazione, la riproposta di esperienze già attuate. Tutto ciò non vuole essere una critica fine a se stessa, anzi è l’amara constatazione che il periodo di lockdown ha demolito psicologicamente, non solo chiuso le menti, creato paure, tenuto sotto controllo fisico,ma soprattutto mentale l’intero mondo. L’arte, gli artisti hanno bisogno di libertà,di aria per esprimesi, per crescere, creare. Quando la mente si chiude nascono fantasmi, turbe che difficilmente si cancellano. L’espressione artistica è rimasta statica ha rivelato le sue solite paure, è ritornata ai tabù del secolo scorso, ai problemi della diversità. Ci sentiamo diversi, ma non è un fatto fisico è un cambiamento psicologico tragico, non ancora elaborato, perché ci sono ancora timori, aspetti non compresi, conosciuti della malattia passata e in corso, il lavoro dei vaccini, una pandemia che ha tenuto sotto scacco il mondo impedendo non solo lo spostamento fisico, ma soprattutto quello mentale, ha bloccato la fantasia, l’arte sembra essersi arenata su se stessa, tornando a proporre le sue rivoluzioni passate ormai rassicuranti e non più così dirompenti. Il problema del sesso, l’accettazione della diversità nei comportamenti, nell’elaborazione di ciò che si ritiene vitale, importante nella vita quotidiana; un oggetto comune raffigura un elemento del corpo umano maschile-femminile, ma a lungo andare rimane solo paccottiglia che non guarderà più nessuno. Emanuela Prudenziato