lunedì 25 settembre 2023

TINA MODOTTI : L’OPERA PALAZZO ROVERELLA ROVIGO DAL 22 /09/ 23 AL 28/01/ 24

 

TINA  MODOTTI :   L’OPERA

PALAZZO ROVERELLA  ROVIGO   DAL 22 /09/ 23  AL 28/01/ 24


immagine di Tina Modotti

E’ stata inaugurata la mostra intitolata ”L’opera” curata dal dott. R. Costantini dedicata a Tina Modotti, fotografa  friulana  emigrata in America. Tina Modotti un’icona dell’arte fotografica, lei stessa soggetto di scatti fotografici, di ritratti della sua personalità, identità di artista, di cittadina del mondo attenta alla realtà politica e sociale in cui vive e si muove, pronta all’impegno politico senza riserve in anni, dal venti ai primi quaranta del secolo scorso, in cui una posizione ideologica non passava inosservata ed apriva a conseguenze senza ritorno, senza ripensamenti. La fotografia  per Tina diventa una testimonianza del suo pensiero, delle sue esperienze estetiche e personali. Il ritratto poetico di Rafael Alberti in un testo del 1973 intitolato Presenza di Tina Modotti  delinea la figura intellettuale, morale di Tina, esalta il suo impegno politico, il suo coraggio, elementi che scaturiscono dai lavori fotografici, dalla ricerca di comunicare un contenuto oltre l’immagine impressa sulla lastra. Il laboratorio di idee per lei è stato il Messico, non quello delle cartoline ricordo, souvenir, ma della gente comune che lavora, soffre, subisce soprusi e non può ribellarsi. Tina Modotti ha espresso il suo tempo, la sua vita e la storia anche più anonima. La rassegna è aperta al pubblico dal 22/09/23 al 28/01/24 presso Palazzo Roverella Rovigo. Emanuela Prudenziato

American Beauty, Da Robert Capa a Banksy. Centro Culturale Altinate. San Gaetano Padova Dal 13 settembre 2023 al 21 gennaio 2024

American Beauty, Da Robert Capa a Banksy.

Centro Culturale Altinate. San Gaetano Padova

Dal 13 settembre 2023 al 21 gennaio 2024


American Beauty, a Padova, al Centro Culturale Altinate, San Gaetano, dal 13 settembre al 21 gennaio p.v., fa vedere una selezione di 130 opere che raccontano luci e ombre degli Stati Uniti d’America nell’ultimo secolo. Mostra organizzata da ArtiKa, Comune di Padova e Kr8te; la curatela è di un giovane acuto, preciso e competente: Daniel Buso. Nell’introduzione alla mostra è stato esaustivo, come le quattro “divise” mostrate, l’intervento di Laurent Elie Badessi, artista fotografo che ha centrato, con la foto icona della rassegna, l’idea globale dell’esteriorità degli States. È la fotografia che introduce il visitatore alla decodifica delle ambiguità dell’universo americano. American beauty appunto, il meraviglioso ibrido di rosa che dopo l’esplosione quasi effimera della fioritura esibisce nel contempo l’odore pungente della marcescenza del gambo. L’edonismo estetico, di memoria reganiana, e la ricaduta nella società indottrinata tra l’esportazione della democrazia attraverso le guerre permanenti e le disuguaglianze sociali ancora da livellare. Un empireo dei ben 120 fotografi, artisti, documentaristi, reporter che danno lo sviluppo cronologico della società americana. La sale aprono con il bianco e nero, con maestri assoluti: Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, Diane Arbus ed Elliott Erwitt, a seguire le stampe a colore di Steve McCurry, Vanessa Beecroft e Annie Leibovitz. Un percorso mirato con i maestri della Pop Art: James Rosenquist, Robert Indiana e Andy Warhol; quest’ultimo pose nel 1987 il dilemma: Moonwalk: E se abbiamo camminato sulla luna già alla fine degli anni Sessanta, in piena guerra fredda, con le risorse tecnologiche e informatiche del tempo, ora dovremmo andarci in ciclomotore e godere viaggi di nozze “fuori porta” sulla pallida Selene. Sezioni assai significative per frazionare la rassegna sotto vari temi; non poteva mancare l’arte della strada, con l’immediatezza del messaggio. Ecco allora la street-art di Keith Haring, di Brainwash, Obey e Banksy. Entra in scena l’America di Margaret Bourke-White: Una fabbrica di lavoranti, confezionatrici della bandiera; un tiraggio economico mai negativo vista la necessità di celebrare, di emulare, di seppellire. Una bandiera per e sulla quale giurare; Jake Delano e Dorothea Lange, rispettivamente ritraggono il magico momento: la bimbetta imbarazzata con in mano il simbolico simulacro e il giuramento di fedeltà alla bandiera dei bimbetti di San Francisco; neri, bianchi, gialli, pellirossa, disabili nel 1942 indistintamente a sposare la causa, magari nella ricaduta sociale mamma america dimenticava i figli minori, colorati, svantaggiati come il ragazzo “patriottico” di Diane Arbus. Sono le stelle e strisce alla velocità della luce (Rosenquist), oppure quelle che avvolgono il gallone di petroBush secondo la puntuale creatività di Jota Castro. E comunque la bandiera è presente ovunque nella società americana: nel villaggio di Standing Rock, alle spalle della famiglia Navajo, nel Made in China, negli scioperi, nelle rivolte di piazza, nelle manifestazioni per la pace o per la guerra; è un coprivolto in American Rage, è la cuccagna per Zhang Huan che s’arrampica lungo l’asta. Nell’American Beauty la bandiera è segno dei diritti per Shirley Chisholm o un legaccio, un sacco in testa per i detenuti di Guantanamo. Per la società americana, che ha guerra in casa (la corsa ad armarsi per affrontare il nemico, il terrorista dietro casa) e fuori per un continuo braccio di ferro con stati di diversa “democrazia” la bandiera è la sicurezza di un’identità non ancora raggiunta; icona del sogno da realizzare attraverso il self made man non sempre egualmente equo per gli americani tutti. Una mostra, fino al 21 gennaio prossimo da non perdere; una rassegna fuori dal consueto indubbio valore delle opere, ma –ciò che più conta- è la scelta e la disposizione delle argomentazioni, tali da offrire un quadro approfondito di un secolo di storia americana. Vincenzo Baratella.


martedì 5 settembre 2023

ITALICO BRASS Il Pittore di Venezia Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti 29.09.23 al 22.12.2023

 ITALICO BRASS

Il Pittore di Venezia

Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti

29.09.23 al 22.12.2023

La prima grande mostra veneziana dedicata a Italico Brass e alla

sua visione della città: l'artista che tra Otto e Novecento apre alla

modernità e alle suggestioni della pittura impressionista, per

raccontare una Venezia inedita, viva, pulsante, popolare.

La riscoperta di un affascinante pittore acclamato in vita e nel

dopoguerra e quasi dimenticato per oltre sessant'anni.

Venezia, Palazzo Loredan-Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti

29 settembre-22 dicembre 2023

Italico Brass

L'eccezionale riscoperta, dopo quasi sessant'anni d’inesplicabile silenzio, di un acclamato protagonista del panorama artistico internazionale nei primi decenni del Novecento e nella fascinosa Venezia del tempo; soprattutto la rivelazione di una pittura in piena sintonia con una società in profondo e talvolta tumultuoso rinnovamento. Italico Brass (Gorizia 1870–Venezia 1943) chiude un'epoca e ne apre un’altra, assolutamente inedita, condividendo gli stimoli e la poetica degli impressionisti e facendo della città lagunare la sua città d'elezione e il soggetto prediletto. Proprio al grande “poema pittorico”che Brass, nel corso degli anni, realizza intorno a Venezia è dedicata la mostra curata da Giandomenico Romanelli e Pascaline Vatin. Promossa dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia e dall’editore Lineadacqua, straordinariamente - dal 29 settembre al 12 dicembre 2023 a Palazzo Loredan in Campo Santo Stefano - un centinaio di opere, di cui molte inedite e finalmente visibili, parte del lascito dell’artista alla famiglia. Un percorso tra brani di una Venezia quasi “minore”, certamente non monumentale, ma mai banale e stereotipata. Una Venezia che Brass coglie tra feste, riti ed eventi; città di popolo, senza distinzioni di classi, fatta di apparizioni della folla e situazioni còlte nell’attimo in cui si formano, sempre en plein air, con l’energia e la vitalità di mille variazioni atmosferiche. Un’emozionante Venezia ancora dei veneziani, tratteggiata con gioia e partecipazione, in un dialogo fatto di luci e colori vibranti che appare unico. Certamente nella maturazione della personalità artistica di Brass – che Elio Zorzi, in occasione della retrospettiva dedicatagli nella Biennale del ’48 (la stessa che vide esposti anche gli Impressionisti e la collezione Guggenheim) definì “un fenomeno particolare, un caso isolato” per                                                            il suo tempo - appaiono fondamentali gli anni della formazione: prima all’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera e poi a Parigi, dove il giovane Italico risiedette per circa sette anni frequentando accademie e integrandosi nei circoli variegati del mondo impressionista. È dunque nelle differenti anime dell’Impressionismo - ma anche nelle derivazioni del secondo Impressionismo e dell’immediato Post-impressionismo - che vanno ricercati influssi e riflessioni che matureranno variamente nella sensibilità di Italico il quale, pur non abbandonando completamente certe durezze della pittura austro tedesca e nordica, “manifesta una sua personalissima adesione allo spirito, all’atmosfera e ai principi pittorici condivisi dai grandi protagonisti di quel movimento”. Brass appare dunque sulla scena chioggiotta e veneziana nel 1895, di ritorno da Parigi, e si impone subito come un protagonista. Presente alla Biennale fin dalla sua prima edizione, la sua sarà una partecipazione costante e molto apprezzata, tanto da meritargli quella qualifica di “Pittore di Venezia” che già a Parigi lo aveva contraddistinto. Chioggia e Burano furono le mete delle sue prime incursioni veneziane. Chioggia in quegli anni trasmetteva il fascino della laguna richiamando pittori italiani e stranieri e qui si ritrovava il fior fiore dell’arte veneziana:

Luigi Nono, Ettore Tito e il friulano Umberto Veruda e Pieretto Bianco, Mosè Bianchi, Emilio Gola e Pietro Fragiacomo.  Certo che fin dalla sua prima personale alla Biennale del 1910 – quella che segna l’apertura alle correnti più innovative e fertili dell’arte europea– il successo e l’affermazione del pittore sono definitivi. Ad essa seguiranno mostre collettive e ricche personali in molti paesi, di qua e di là dell’Atlantico, e soprattutto esposizioni nei paesi nordici. È se la vita porterà Brass in giro per il mondo - anche come “reporter” di guerra - Venezia sarà il vero punto di arrivo e il suo irrinunciabile orizzonte. A Venezia egli deciderà di lavorare e vivere nell’abitazione di San Trovaso, con la moglie russa Lina Rebecca Vigdoff, incontrata a Parigi e allora studentessa di medicina. A Venezia, dove frequenterà gli ambienti e le persone che contano – grandi imprenditori, intellettuali, gerarchi e artisti – sarà impegnato in iniziative culturali importanti, inserito nei comitati scientifici di celebri mostre d’arte curate negli anni Trenta dall’amico Nino Barbantini (su Tintoretto, Canal Grande in occasione delle più importanti festività. Sempre a Venezia acquisterà e s’impegnerà nel lungo restauro della diroccata e semi abbandonata Abbazia Vecchia della Misericordia, che diventerà sede del suo atelier e della sua celebre collezione d’arte antica (a lui, che fu anche mercante d’arte, si devono tra l’altro la riscoperta di artisti come Magnasco in collaborazione con Benno Geiger e la valorizzazione di autori come Arcimboldo e Pordenone), oltre che il fascinoso e ascetico luogo d’incontro di artisti, giornalisti, intellettuali e maggiorenti. La città lagunare: luogo di vita dunque e d’ispirazione. Nei suoi dipinti l’artista guarda a Venezia senza precostituite gerarchie: “il caffè Florian a piazza San Marco – scrivono Romanelli e Vatin - ha la stessa dignità delle famiglie popolari e dei loro pique-nique al Lido; la processione a san Trovaso e la partita di calcio a sant’Elena; gli scaricatori di sale alle Zattere e i burattinai a san Barnaba. Evidente è l’interesse per certe aree periferiche della città come nella Venezia del Baron Corvo, gli interramenti delle barene e le aree verdi di una città che cresce e si espande diventano soggetti amati e riproposti. Per non parlare dei gruppi di impira-perle sedute a chiacchierare nel campiello di corte Colonna che destano la medesima attenzione della processione in pompa magna delle autorità ecclesiastiche verso il Redentore. Brass è cronista accurato, divertito e partecipe di ogni aspetto della vita quotidiana [...] è sempre là con i suoi fogli le sue tavolette per appuntare un volto, un gesto una smorfia; oppure confuso tra la folla che assiste alle regate, rileva lo sforzo dei campioni e la dinamicità di uno sport che è solo ed esclusivamente veneziano. Il 'pittore di Venezia' è sempre in servizio”. È questo il motivo per cui la mostra è organizzata su una serie di visioni veneziane che Italico propone, quasi a suggerire, nel percorso espositivo, una sorta di inedito itinerario in città. Tra regate, campielli animati di gente, ponti di barche montati di anno in anno, "campassi erbosi" e calli, con i suoi dipinti Brass ci accompagna - nelle sale dell'esposizone e in catalogo - in una passeggiata sorprendente nella sua Venezia “con l’occhio e il gusto di un uomo d’arte capace di innumerevoli ‘variazioni sul tema’, per una lettura sempre mutevole e inedita grazie al suo magico utilizzo dei colori, della luce, dell’acqua e dei cieli, di cui è scrutatore inesausto e geniale" L’esperienza di visita sarà resa unica anche dal profumo, creato appositamente da The Merchant of Venice, marchio di profumeria artistica di lusso ispirato all’antica arte profumiera di Venezia e partner dell’evento, che per l’occasione ricreerà le atmosfere della città lagunare dei primi decenni del Novecento, tra suggestioni dannunziane e orientaliste. Allo stesso modo le celebri lampade in seta ideate dal contemporaneo della Venezia di inizio secolo, richiameranno in mostra gli ambienti dell'atelier di Brass e il gusto del tempo, grazie alla collaborazione con la ditta Fortuny, che perpetua oggi le creazioni di Mariano e della moglie Henriette. Main sponsor dell’esposizione è invece un'altra importante realtà veneziana: Majer, punto di riferimento per chi vive a Venezia con dieci punti vendita in diversi luoghi strategici della città, di cui due ristoranti. La produzione di pane e pasticceria è artigianale; il caffè è torrefatto e confezionato ogni giorno. Sostengono l’evento anche Generali Italia, la cantina Biondelli Franciacorta e Siretessile. (comunicato stampa).