American Beauty, Da Robert Capa a Banksy.
Centro
Culturale Altinate. San Gaetano Padova
Dal 13
settembre 2023 al 21 gennaio 2024

American
Beauty, a Padova, al Centro Culturale Altinate, San Gaetano, dal 13
settembre al 21 gennaio p.v., fa vedere una selezione di 130 opere che
raccontano luci e ombre degli Stati Uniti d’America nell’ultimo secolo. Mostra
organizzata da ArtiKa, Comune di Padova e Kr8te; la curatela è di un giovane
acuto, preciso e competente: Daniel Buso. Nell’introduzione alla mostra è stato
esaustivo, come le quattro “divise” mostrate, l’intervento di Laurent Elie
Badessi, artista fotografo che ha centrato, con la foto icona della rassegna,
l’idea globale dell’esteriorità degli States. È la fotografia che introduce il
visitatore alla decodifica delle ambiguità dell’universo americano. American
beauty appunto, il meraviglioso ibrido di rosa che dopo l’esplosione quasi
effimera della fioritura esibisce nel contempo l’odore pungente della
marcescenza del gambo. L’edonismo estetico, di memoria reganiana, e la ricaduta
nella società indottrinata tra l’esportazione della democrazia attraverso le
guerre permanenti e le disuguaglianze sociali ancora da livellare. Un empireo
dei ben 120 fotografi, artisti, documentaristi, reporter che danno lo sviluppo
cronologico della società americana. La sale aprono con il bianco e nero, con
maestri assoluti: Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, Diane Arbus ed Elliott
Erwitt, a seguire le stampe a colore di Steve McCurry, Vanessa Beecroft e Annie
Leibovitz. Un percorso mirato con i maestri della Pop Art: James Rosenquist,
Robert Indiana e Andy Warhol; quest’ultimo pose nel 1987 il dilemma: Moonwalk:
E se abbiamo camminato sulla luna già alla fine degli anni Sessanta, in piena
guerra fredda, con le risorse tecnologiche e informatiche del tempo, ora
dovremmo andarci in ciclomotore e godere viaggi di nozze “fuori porta” sulla
pallida Selene. Sezioni assai significative per frazionare la rassegna sotto
vari temi; non poteva mancare l’arte della strada, con l’immediatezza del
messaggio. Ecco allora la street-art di Keith Haring, di Brainwash, Obey e
Banksy. Entra in scena l’America di Margaret Bourke-White: Una fabbrica di
lavoranti, confezionatrici della bandiera; un tiraggio economico mai negativo
vista la necessità di celebrare, di emulare, di seppellire. Una bandiera per e
sulla quale giurare; Jake Delano e Dorothea Lange, rispettivamente ritraggono
il magico momento: la bimbetta imbarazzata con in mano il simbolico simulacro e
il giuramento di fedeltà alla bandiera dei bimbetti di San Francisco; neri,
bianchi, gialli, pellirossa, disabili nel 1942 indistintamente a sposare la
causa, magari nella ricaduta sociale mamma america dimenticava i figli minori,
colorati, svantaggiati come il ragazzo “patriottico” di Diane Arbus. Sono le
stelle e strisce alla velocità della luce (Rosenquist), oppure quelle che
avvolgono il gallone di petroBush secondo la puntuale creatività di Jota
Castro. E comunque la bandiera è presente ovunque nella società americana: nel
villaggio di Standing Rock, alle spalle della famiglia Navajo, nel Made in
China, negli scioperi, nelle rivolte di piazza, nelle manifestazioni per la
pace o per la guerra; è un coprivolto in American Rage, è la cuccagna per Zhang
Huan che s’arrampica lungo l’asta. Nell’American Beauty la bandiera è segno dei
diritti per Shirley Chisholm o un legaccio, un sacco in testa per i detenuti di
Guantanamo. Per la società americana, che ha guerra in casa (la corsa ad
armarsi per affrontare il nemico, il terrorista dietro casa) e fuori per un
continuo braccio di ferro con stati di diversa “democrazia” la bandiera è la
sicurezza di un’identità non ancora raggiunta; icona del sogno da realizzare
attraverso il self made man non sempre egualmente equo per gli americani tutti.
Una mostra, fino al 21 gennaio prossimo da non perdere; una rassegna fuori dal
consueto indubbio valore delle opere, ma –ciò che più conta- è la scelta e la
disposizione delle argomentazioni, tali da offrire un quadro approfondito di un
secolo di storia americana. Vincenzo Baratella.