Don Quijote
(Don Chisciotte)
Personale
di pittura di
IMPERO
NIGIANI
Studio Arte Mosè di Rovigo, Via
Fiume,18
dal 16 giugno al 05 luglio 2018
Grazie alla consolidata amicizia
di Vincenzo Baratella con l’Artista è stato possibile portare a Rovigo la
prestigiosa rassegna tematica “Don Quijote”, patrocinata dalla
Regione Toscana ed il Comune di Firenze. Sabato 16 giugno 2018 alle ore 18,00 allo Studio Arte Mosè di Rovigo è
stata inaugurata la personale di Impero
Nigiani. L’Artista fiorentino, inserito nei libri di storia dell’arte, nato -il nome è indicativo-
nel Ventennio vanta una lunga carriera ricca di ambiti riconoscimenti. A
sommare alla corposa produzione pittorica sono le illustrazioni a pregevoli edizioni
della Divina Commedia, delle opere di Ovidio, dei classici greci e dell’epica
di Omero e di Virgilio. Di Genova, storico dell’arte, lo definisce Artista dallo sguardo cristallino. “Lo
straordinario realismo comunicativo è frutto -secondo Vincenzo Baratella- di
una decodifica critica dei fatti storici, di una sapiente lettura dei diversi
messaggi culturali e di una perizia tecnico-formale comune solo ai grandi del passato”.
Impero Nigiani non ha mancato di stupire con mostre tematiche sugli anni di
piombo, sui protagonisti del secolo breve, sul medioevo, e… con spirito ironico
toscano, sfruttando “Addio Wanda”, un
articolo di Indro Montanelli sulla chiusura delle Case in seguito alla legge Merlin, realizzò una indimenticabile
mostra. La Sua produzione è stata presentata da autorevoli critici: Giorgio Di
Genova, Vittorio Sgarbi, Giampiero Jacopini, Lucio Scardino, Giorgio Segato ...
Nigiani ha scambiato l’amicizia, la condivisione di corrente, con le più
autorevoli firme del Novecento. Qualche anno fa, quasi a sfogliare l’album dei
ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza, citando il titolo di un libro di
Susanna Agnelli, Nigiani creò una cartella con dieci acqueforti dal titolo “Vestivamo alla marinara (non tutti)”
che divenne eccezionale mostra itinerante in Italia. “Don Quijote” è presente allo
Studio Arte Mosè, in Via Fiume, 18, con lo stesso corpus in cui è stato
mostrato a Firenze: venti oli, due disegni e cartella di acqueforti. Vincenzo
Baratella, curatore della rassegna di Rovigo, Don Quijote secondo Impero Nigiani, scrive: “Figura controversa quella di Don Chisciotte,
anacronistica per l’epoca che sanciva la fine della cavalleria. Il Seicento
ricco d’innovazioni nel mestiere della guerra e altrettanto fervido
nell’indagine metodologico-scientifica, critico sul primato della fede, chiude
con l’immagine del cavaliere puro d’animo, devoto al feudatario investitore,
pronto al sacrificio e alle grandi imprese, spinto dalla fede nelle cause
giuste contro infedeli, difensore dei deboli e della donna. La cavalleria
secondo la Chanson de Geste vive solo nell’immaginario, alla stregua del Ciclo
Bretone. Lontano dallo spirito di abnegazione di Orlando, dalla spinta religiosa di Perceval, dal
Sigfrido, novello Achille nella saga dei Nibelunghi, il cavaliere era nella
realtà stupratore, saccheggiatore e poco avvezzo ai principi morali. Per
arginare l’indicibile brutalità la Chiesa intraprese una serie d’iniziative: la
Tregua di Dio e la Pax Dei; Guarino, vescovo di Beauvais, nel 1024 pretese dal
neocavaliere un esemplare giuramento morale. Mecenatismo e corti fecero
rivivere Orlando, i paladini di re Carlo, e gli antagonisti mori, saraceni,
sotto l’ottica dell’umanesimo. Ludovico Ariosto, fruitore della protezione
estense, intrattenne la corte con il cavaliere impazzito per amore. Aggiunse a
corollario maghi, maghe, sortilegi, ipogrifi, castelli incantati. Cervantes,
circospetto nell’interrelazione con la predominante coercitiva Chiesa spagnola,
si pone derisorio della decadente casta equestre. Di questa celebra comunque
l’humanitas, il recupero di valori morali nonché le regole della tradizione.
Don Quijote è l’icona di un mondo in decadenza, che aspira -anche solo nella
reminiscenza- ai fasti di imprese eroiche. Armato di una picca arrugginita, con
l’elmo bacinella di cerusico, assuefatto all’epopea cavalleresca, in sella a
Ronzinante, seguito dall’accondiscendente scudiero, il cavaliere sognatore
della Mancha si esibisce in una giostra di straordinarie, esilaranti, patetiche
imprese. Nigiani, toscano verace, s’investe nella narrazione satirica e dà il
la ad una orchestrazione di contrappunto all’intera opera pittorica con brani
che narrano il passato e nel contempo enunciano il presente. L’Artista legato
alla pittura leggibile, citazionista, con magistrale realismo espressivo, dà
energia e attualità al soggetto apparentemente desueto. Impero Nigiani al
cavalletto, come regista, sotto l’ombrello parasole, fissa le sequenze del film
senza escludere il messaggio etico. L’io narrante del pittore, grazie
soprattutto al rigore del tocco formale cromatico, rigenera l’opera del passato
in chiave moderna. I Picari coevi s’incarnano nelle figure scure di madri,
vedove, donne dimesse, così come il toro nero, picassiano, simboleggia la
mediterraneità nel gioco di colore giallo nero, all’unisono con le tauromachie,
con i sogni di potenza di imperi senza confini o di libertà attese per moriscos
e marrani. Nigiani compatta ieri e oggi, il passato e la modernità con il
sicuro intento di coniugare nella ironia narrativa l’incedere di Don Chisciotte
e Sancho Panza lungo il Palazzo della Civiltà del Lavoro. Alla marcia del
Quarto Stato s’uniscono Elisabetta di Valois e lo stesso Cervantes guarnito di
garofano rosso; l’alternanza diacronica dell’evento similare: la rivoluzione
dei garofani contro il regime di Salazar; Pelizza da Volpedo e l’Internazionale
socialista per la comune lotta socialista. Proletari e capitalisti,
rivoluzionari e reazionari, picari e hidalgos, santi e miscredenti sono tutti
presenti nelle sequenze di Impero Nigiani, che, con il sarcasmo che lo
contraddistingue, non si esime da porre a sfondo del cavaliere spagnolo
l’arredo urbano degno di un ambizioso odierno villaggio turistico”. Con un
folto pubblico di appassionati e di artisti, sabato 16 u.s., alla presenza
dell’Artista hanno commentato la rassegna i critici Vincenzo Baratella e Lucio
Scardino.
Catalogo alla vernice.
La mostra, a ingresso libero,
sarà visitabile:
dal 16 giugno al 05 luglio 2018
tutti i giorni feriali
dal lunedì al venerdì dalle 16,30
alle 19,30
Da sinistra: Impero Nigiani e Lucio Scardino
Da sinistra: Vincenzo Baratella e Impero Nigiani
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