giovedì 21 giugno 2018

Don Quijote secondo Impero Nigiani in Mnemosine

Don Quijote (Don Chisciotte)
Personale di pittura di
IMPERO NIGIANI
Studio Arte Mosè di Rovigo, Via Fiume,18
dal 16 giugno al 05 luglio 2018


Grazie alla consolidata amicizia di Vincenzo Baratella con l’Artista è stato possibile portare a Rovigo la prestigiosa rassegna tematica “Don Quijote”, patrocinata dalla Regione Toscana ed il Comune di Firenze. Sabato 16 giugno 2018 alle ore 18,00 allo Studio Arte Mosè di Rovigo è stata inaugurata la personale di Impero Nigiani. L’Artista fiorentino, inserito nei libri di  storia dell’arte, nato -il nome è indicativo- nel Ventennio vanta una lunga carriera ricca di ambiti riconoscimenti. A sommare alla corposa produzione pittorica sono le illustrazioni a pregevoli edizioni della Divina Commedia, delle opere di Ovidio, dei classici greci e dell’epica di Omero e di Virgilio. Di Genova, storico dell’arte, lo definisce Artista dallo sguardo cristallino. “Lo straordinario realismo comunicativo è frutto -secondo Vincenzo Baratella- di una decodifica critica dei fatti storici, di una sapiente lettura dei diversi messaggi culturali e di una perizia tecnico-formale comune solo ai grandi del passato”. Impero Nigiani non ha mancato di stupire con mostre tematiche sugli anni di piombo, sui protagonisti del secolo breve, sul medioevo, e… con spirito ironico toscano, sfruttando “Addio Wanda”, un articolo di Indro Montanelli sulla chiusura delle Case in seguito alla legge Merlin, realizzò una indimenticabile mostra. La Sua produzione è stata presentata da autorevoli critici: Giorgio Di Genova, Vittorio Sgarbi, Giampiero Jacopini, Lucio Scardino, Giorgio Segato ... Nigiani ha scambiato l’amicizia, la condivisione di corrente, con le più autorevoli firme del Novecento. Qualche anno fa, quasi a sfogliare l’album dei ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza, citando il titolo di un libro di Susanna Agnelli, Nigiani creò una cartella con dieci acqueforti dal titolo “Vestivamo alla marinara (non tutti)” che divenne eccezionale mostra itinerante in Italia. “Don Quijote” è presente allo Studio Arte Mosè, in Via Fiume, 18, con lo stesso corpus in cui è stato mostrato a Firenze: venti oli, due disegni e cartella di acqueforti. Vincenzo Baratella, curatore della rassegna di Rovigo, Don Quijote secondo  Impero Nigiani, scrive:Figura controversa quella di Don Chisciotte, anacronistica per l’epoca che sanciva la fine della cavalleria. Il Seicento ricco d’innovazioni nel mestiere della guerra e altrettanto fervido nell’indagine metodologico-scientifica, critico sul primato della fede, chiude con l’immagine del cavaliere puro d’animo, devoto al feudatario investitore, pronto al sacrificio e alle grandi imprese, spinto dalla fede nelle cause giuste contro infedeli, difensore dei deboli e della donna. La cavalleria secondo la Chanson de Geste vive solo nell’immaginario, alla stregua del Ciclo Bretone. Lontano dallo spirito di abnegazione di Orlando,  dalla spinta religiosa di Perceval, dal Sigfrido, novello Achille nella saga dei Nibelunghi, il cavaliere era nella realtà stupratore, saccheggiatore e poco avvezzo ai principi morali. Per arginare l’indicibile brutalità la Chiesa intraprese una serie d’iniziative: la Tregua di Dio e la Pax Dei; Guarino, vescovo di Beauvais, nel 1024 pretese dal neocavaliere un esemplare giuramento morale. Mecenatismo e corti fecero rivivere Orlando, i paladini di re Carlo, e gli antagonisti mori, saraceni, sotto l’ottica dell’umanesimo. Ludovico Ariosto, fruitore della protezione estense, intrattenne la corte con il cavaliere impazzito per amore. Aggiunse a corollario maghi, maghe, sortilegi, ipogrifi, castelli incantati. Cervantes, circospetto nell’interrelazione con la predominante coercitiva Chiesa spagnola, si pone derisorio della decadente casta equestre. Di questa celebra comunque l’humanitas, il recupero di valori morali nonché le regole della tradizione. Don Quijote è l’icona di un mondo in decadenza, che aspira -anche solo nella reminiscenza- ai fasti di imprese eroiche. Armato di una picca arrugginita, con l’elmo bacinella di cerusico, assuefatto all’epopea cavalleresca, in sella a Ronzinante, seguito dall’accondiscendente scudiero, il cavaliere sognatore della Mancha si esibisce in una giostra di straordinarie, esilaranti, patetiche imprese. Nigiani, toscano verace, s’investe nella narrazione satirica e dà il la ad una orchestrazione di contrappunto all’intera opera pittorica con brani che narrano il passato e nel contempo enunciano il presente. L’Artista legato alla pittura leggibile, citazionista, con magistrale realismo espressivo, dà energia e attualità al soggetto apparentemente desueto. Impero Nigiani al cavalletto, come regista, sotto l’ombrello parasole, fissa le sequenze del film senza escludere il messaggio etico. L’io narrante del pittore, grazie soprattutto al rigore del tocco formale cromatico, rigenera l’opera del passato in chiave moderna. I Picari coevi s’incarnano nelle figure scure di madri, vedove, donne dimesse, così come il toro nero, picassiano, simboleggia la mediterraneità nel gioco di colore giallo nero, all’unisono con le tauromachie, con i sogni di potenza di imperi senza confini o di libertà attese per moriscos e marrani. Nigiani compatta ieri e oggi, il passato e la modernità con il sicuro intento di coniugare nella ironia narrativa l’incedere di Don Chisciotte e Sancho Panza lungo il Palazzo della Civiltà del Lavoro. Alla marcia del Quarto Stato s’uniscono Elisabetta di Valois e lo stesso Cervantes guarnito di garofano rosso; l’alternanza diacronica dell’evento similare: la rivoluzione dei garofani contro il regime di Salazar; Pelizza da Volpedo e l’Internazionale socialista per la comune lotta socialista. Proletari e capitalisti, rivoluzionari e reazionari, picari e hidalgos, santi e miscredenti sono tutti presenti nelle sequenze di Impero Nigiani, che, con il sarcasmo che lo contraddistingue, non si esime da porre a sfondo del cavaliere spagnolo l’arredo urbano degno di un ambizioso odierno villaggio turistico”. Con un folto pubblico di appassionati e di artisti, sabato 16 u.s., alla presenza dell’Artista hanno commentato la rassegna i critici Vincenzo Baratella e Lucio Scardino.
Catalogo alla vernice.
La mostra, a ingresso libero, sarà visitabile:
dal 16 giugno al 05 luglio 2018 tutti i giorni feriali

dal lunedì al venerdì dalle 16,30 alle 19,30
Da sinistra: Impero Nigiani e Lucio Scardino
Da sinistra: Vincenzo Baratella e Impero Nigiani

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