16^ Mostra
Internazionale di Architettura
Venezia 26 maggio
– 25 novembre 2018
Padiglione Lussemburgo
L’architettura dello spazio comune
La problematica
affrontata quest’anno dagli architetti lussemburghesi riguarda
l’utilizzo razionale del suolo,
il rispetto del terreno su cui si
edificano strutture con fruitori diversi
in modo da salvaguardare un patrimonio che appartiene a tutti e non si
può aumentare. Vari architetti nel tempo
si sono cimentati con l’obiettivo di costruire rispettando l’ambiente: El Lissitzky con il Wolkenbügel
(«Appendinuvole») del 1924 :un
grattacielo orizzontale una nuova tipologia. Si tratta di tre piloni staccati
l’uno dall’altro con tre strutture orizzontali di uffici connesse tra loro.
“L’apertura verticale inserita nei piloni doveva subito essere collegata a
stazioni della metropolitana preesistenti. Così facendo El Lissitzky voleva
creare superfici utili sopra edifici esistenti o al di sopra di infrastrutture,
senza costruire sul terreno, per proporre un modello alternativo al grattacielo
di Chicago e New York, la cui base riempie il più
possibile il terreno. Contrastando l‘«ostinazione verticale», il Wolkenbügel
doveva contribuire a creare «una comunanza orizzontale». «L’architettura
statica delle piramidi è superata», affermava El Lissitzky, «la nostra
architettura rotola, nuota, vola».” A ribadire il concetto l’architetto
progettò un edificio con pareti mobili prevedendone anche lo smontaggio.
Le Corbusier (1887–1965) propose l’Ilôt insalubre no 6, facente parte del suo progetto parigino
del 1937, per rispondere alle esigenze
di un centro urbano di tre milioni di
abitanti del Plan Voisins e della Carta di Atene. “Due complessi abitativi di
16 piani avrebbero dovuto svilupparsi per quattro isolati indipendentemente
dalla rete viaria esistente.”La novità
di tale edificio consiste nel
fatto che Le Corbusier “lascia libera non solo l’intera area del piano terra
sopraelevandola su palafitte– persino i parcheggi a fianco dovevano trovarsi su
palafitte –, ma anche il piano superiore, che doveva accogliere diverse
funzioni comunitarie, come anche la terrazza sul tetto. Il suolo doveva restare
accessibile solo a pedoni e ciclisti.”
Soluzioni
residenziali vengono proposte dagli studiosi dell’Università del
Lussemburgo con«Hochhaus» (edificio elevato) e «Zeile»(caseggiato) che
rielaborano le precedenti esperienze di
architettura urbana mantenendo il
medesimo obiettivo : “grande superficie
utilizzabile e scarsa superficie del terreno, forme abitative individuali con
attività in comune, strutture su grande scala per un utilizzo flessibile e
infine diverse forme di costruzione modulare e prefabbricata, di riciclaggio e
conversione d’uso che rispondono alle esigenze derivanti dalla dimensione
temporale dei contratti di costituzione di diritto di superficie e dai
cambiamenti sociali in Lussemburgo.” La
Torre permette che il restante suolo possa essere utilizzato “con criteri architettonico-paesaggistici “o
a fini agricoli,
realizzato in aree ad alta densità abitativa e “in aree suburbane o rurali”.
Da qui emerge un
nuovo tipo di architetto che non è più solo colui che progetta
abitazioni, uffici… secondo le esigenze
del cliente, ma insegna a
riflettere sul senso del costruire in
rapporto allo spazio a disposizione considerando la realtà dell’unico mondo che abbiamo a disposizione. Emanuela
Prudenziato
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