Canaletto
& Venezia
Palazzo
Ducale – Venezia – Dal 23 febbraio al 9 giugno 2019
Canaletto, La Chiesa e la Scuola della Carità dal laboratorio dei marmi di San Vidal
Eccezionali
sinergie, collaborazioni italiane, europee ed internazionali per la
straordinaria mostra Canaletto & Venezia. Canaletto è il minuzioso
narratore della Venezia del Settecento. Le sue vedute mostrano nei minimi
particolari la città d'acqua, superba nel manifestarsi nella grandiosità
scenografica. Giovanni Antonio Canal detto Canaletto (Venezia 1697 – 1768)
proviene da una famiglia di artisti. Il padre Bernardo e il fratello Cristoforo
erano pittori di scenografie, con loro nei teatri veneziani il giovane Antonio fa
le sue prime esperienze con colori e scenari, con il padre va a Roma. Tornato
nella città natale Canaletto inizia un'intensa attività paesaggistica e la
bravura giustifica il successo. Il vedutismo nasce nei primi anni del Secolo,
con la pubblicazione nel 1703 della raccolta di oltre 100 incisioni intitolata
“Le fabbriche e vedute di Venezia disegnate, poste in prospettiva et intagliate
da Luca Carlevarijs”, l'artista che in seguito Canaletto superò nel mondo della
committenza. L’incontro e sodalizio con il banchiere Joseph Smith è
fondamentale per Canaletto. Smith avvia il veneziano nel panorama artistico
internazionale. In questo caso è quasi doverosa una comparazione con Antonio
Canova; anch’egli ebbe commissioni in Europa e in America (cito la statua a
George Washington, purtroppo distrutta in seguito ad un incendio). Nei salotti
di Joseph Smith, e quindi di Canaletto, gravitano diverse personalità che
trattano di palladianesimo internazionale, di battaglie illuministe, di
filosofia sperimentale. Canaletto vive la stagione dell’illuminismo e si
arricchisce di sperimentazioni visive scientifiche per la definizione delle
immagini. Venezia nel Settecento è attraversata da contraddizioni complesse.
Nonostante abbia perso il monopolio nel Mediterraneo è uno dei centri più
cosmopoliti del tempo, vissuta e attraversata da colti mercanti e raffinati
collezionisti, libertini (meritevole di menzione Casanova) e viaggiatori
stranieri, la Repubblica di Venezia è ancora uno stato importante dell’Italia,
all’epoca ancora frazionata. Subisce la stagione delle guerre europee per le
successioni e le rivoluzioni; in primis quella del carbone nel Regno Unito e
quasi contemporanea la rivoluzione sociale in Francia nel 1789. In questo clima
di apparente decadenza le famiglie della nobiltà veneziana dispongono ancora di
ingenti ricchezze. Venezia vive quindi l’ultima grandiosa stagione dell’arte,
del lusso e delle contraddizioni. A tal proposito significative due opere: “La
chiesa e la scuola della Carità dal laboratorio dei marmi di San Vidal” di
Canaletto e “Concerto da camera” IV e V di Marco Ricci. Canaletto va al di là
della vedutistica nel focalizzare scene di vita quotidiana del popolo, del
terzo stato per dirla alla francese, con il pollo e la filatrice alle finestre
e le occupazioni lavorative del proletariato. Sebastiano Ricci invece sostiene
i salotti nobili con le relative ostentazioni di una superiorità esistenziale,
tra ambiguità e perpetuazione dell’iter esistenziale senza spinte innovative;
in effetti nella melensa atmosfera del concerto campeggia la figura di Nicola
Grimaldi, il Nicolini con la
corpulenta stazza del castrato, come simbolo di una società gaudente, ma in
fase decadente. Nel maggio del 1746, a quarantanove anni, Canaletto va a Londra
e nonostante le rivalità con i pittori inglesi guadagna da numerose commissioni;
una cinquantina di grandi vedute sono la testimonianza del periodo londinese.
Rimane in Inghilterra fino al 1755. Rientra definitivamente a Venezia nel 1760
e ivi muore otto anni dopo. La rassegna di Palazzo Ducale ha messo in relazione
le opere di Canaletto con quelle degli altri maestri della scuola veneziana. Proprio
Tiepolo, contemporaneo di Antonio Canal è l'autore della tela che accoglie il
visitatore nella prima sala e rappresenta il Nettuno che offre i doni del mare
all'allegoria di Venezia. Il percorso espositivo dà risalto ai fatti e alle
immagini, identificabili nella comparazione attuale, scandisce la storia
dell'arte in laguna durante tutto il Settecento attraverso la grande pittura,
il disegno, l'incisione, le arti decorative, le porcellane. Francesco Guardi e
Pietro Longhi spostano lo sguardo sulla città godereccia e carnevalesca. Pastelli
di Rosalba Carriera marcano la fisiognomica in due ritratti dalla ostentata
nobiltà inglese quasi contrapposti alla ricamatrice e pittrice Giulia Lana ritratta
da Giambattista Piazzetta. A Palazzo Ducale sono esposte 25 opere di Canaletto,
con alcuni pezzi mai visti a Venezia e prestiti di grande valore da parte di
prestigiose collezioni private inglesi. Attorno a queste, un intenso
allestimento in 11 sale comprende altri 80 quadri e venti sculture, oltre a una
corposa presenza di incisioni e disegni e alla straordinaria esposizione di
porcellane, per un totale di oltre 270 pezzi. La porcellana, segreto della Cina
per molto tempo, nel Settecento viene riprodotta in Europa secondo lo spirito
del rococò con le sue linee aeree, agili, impossibili con altri materiali.
Bellotto e Guardi corredano la mostra di preziose immagini della città
lagunare. A Venezia nasce l'Accademia, in sintonia con Roma e il resto
d'Europa. L’Illuminismo favorisce l’idea dell’arte neoclassica e in tale
contesto emerge la figura di Antonio Canova. Nell’ultima sala a Palazzo Ducale si
possono ammirare alcuni gessi e il suo bozzetto per il monumento commemorativo
a Francesco Pesaro del genio di Possagno. Vincenzo
Baratella©
Giambattista Tiepolo, Giove e Danae
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