Né
Altra Né Questa La sfida al Labirinto
Padiglione
Italia Arsenale. 58^ Biennale Arte 2019
Venezia
11.05-24.11.2019
Né
Altra Né Questa La sfida al Labirinto
A cura di
Milovan Farronato
Da sempre il termine labirinto, coniato dai
Greci per definire l’architettura cretese, ha rappresentato una sfida in termini reali e psicologici; l’intrico di
sentieri ripreso dai giardinieri italiani per
la realizzazione di elaborati, ordinati giardini per il
divertimento dei signori di ville
palladiane tra 400-500 a rappresentare la capacità umana di saper risolvere
enigmi, problemi matematici, il gusto dell’inatteso, dell’originale,
imprevisto. Nel tempo il concetto e la realizzazione del labirinto sono
diventati parte integrante dell’esistere quotidiano; ci si perde, ma si può
ritrovare la strada giusta, si può costruire qualcosa di nuovo, di sconosciuto.
Così Venezia è la concretizzazione architettonica del labirinto che nei
secoli ha affascinato e ispirato l'immaginazione di notevoli personalità,
tra i quali è degno di essere riportato in questo contesto, Italo
Calvino, uno dei più grandi labirintologi contemporanei a detta del
matematico Pierre Rosenstiehl. “Venezia, indiscusso centro cartografico del
Rinascimento, viene descritta da Calvino come un luogo in
cui le carte geografiche sono sempre da rifare dato che i
limiti tra terra e acqua cambiano continuamente, rendendo
gli spazi di questa città dominati da incertezza e
variabilità.” Enrico David (Ancona, 1966), Chiara Fumai
(Roma, 1978 - Bari, 2017) e Liliana Moro (Milano, 1961) significativi artisti italiani interpretano
il pensiero di Calvino in "La
sfida al labirinto", saggio del 1962, a cui Né altra Né questa
si ispira. L’idea della mancanza di punti fermi nella nostra esistenza viene visualizzata
da Calvino attraverso l’elaborazione della
metafora del labirinto: tutto ciò che ci circonda sembra
un intrico indecifrabile in realtà
è costruito secondo un criterio ben preciso. Allo stesso modo Né Altra Né Questa propone
una tipologia espositiva di libera interpretazione da parte dello
spettatore che diventa parte attiva del percorso nel momento in cui valuta, decide senza problemi la sua osservazione della mostra; non esiste l’itinerario corretto o sbagliato, il
visitatore interpreta, valuta il suo viaggio all’interno dello spazio
espositivo proposto. Emanuela Prudenziato
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