JOAN MIRO: Materialità e Metamorfosi
Padova, Fondazione Bano, Palazzo Zabarella
Mostra organizzata da Fundacao de Serralves - Museu de Arte
Contemporànea, Porto, e curata
da Robert Lubar Messeri
La Fondazione Bano e il Comune di Padova accolgono a Palazzo Zabarella la
Collezione Mirò conservata nella
città di Porto, dal 10 marzo al 22 luglio 2018. Organizzata da Fundacao de
Serralves - Museu de Arte Contemporànea, Porto, Joan Mirò: Materialità e
Metamorfosi riunisce ben ottantacinque tra quadri, disegni, sculture,
collages e arazzi, tutti provenienti dalla straordinaria collezione di opere
del maestro catalano di proprietà dello Stato portoghese. Le opere furono di
proprietà del Banco Portugués de Negociós, che nel 2008 in forti difficoltà
economiche, decise di incaricare Christie's della vendita. Una protesta
immediata costrinse a cancellare l'asta e rimpatriare le opere di Mirò, che
vennero esposte pubblicamente per la prima volta al Museo Serralves di Porto,
tra ottobre 2016 e giugno 2017. Prima di raggiungere Padova, la
collezione è stata ospitata anche dal Palazzo Nazionale Ajuda a Lisbona con lo
stesso titolo, Joan Mirò: Materialità e
Metamorfosi. La mostra a Palazzo
Zabarella copre un periodo di sei decenni della carriera di Joan Mirò, dal 1924 al 1981 concentrandosi in
particolare sulla trasformazione dei linguaggi pittorici che l'artista catalano
iniziò a sviluppare nella prima metà degli anni Venti. Documenta le sue
metamorfosi artistiche nei campi del disegno, pittura, collage e opere di
tappezzeria. “Con questa mostra, afferma Federico Bano dell’ omonima Fondazione,
imprime al Palazzo
Zabarella un nuovo corso culturale. Negli anni più recenti, questa sede espositiva si è andata connotando come il luogo privilegiato per ammirare grandi mostre su movimenti
o artisti compresi tra la seconda metà dell'Ottocento e i primi due decenni del
Novecento. Oggi Fondazione Bano considera quella importante stagione come
giunta a
completa maturazione.” Questa mostra, dedicata a Mirò, propone in Italia letture originali di pagine non secondarie della
storia universale dell'arte, aprendo anche alle arti applicate. Federico Baro
aggiunge: “Mi preme sottolineare un concetto per noi fondamentale: l'originalità delle nostre proposte. E' mia
ambizione fare di Palazzo Zabarella un "luogo dove si possono ammirare mostre
che altrove non si vedono". L'esempio di Mirò esplicita tale concetto”. Ferdinando Mazzocca, preziosa
consulenza artistica del Zabarella, nella condivisione con la scelta della
Fondazione, sottolinea la ricchezza di possibilità dell’arte
moderna-contemporanea opposta alla pittura autoreferenziale dell’800. La
raccolta di Mirò, con l’assemblaggio degli oggetti usati, dei colori a tempera della
tradizione classica e materiali poveri, rivela l’estrosità dell’artista e il
desiderio della sperimentazione. Mazzocca afferma: “Mirò è come un bambino
estroso”. Ciò rimanda quasi alla pascoliana teoria del fanciullino in cui
l’attimo della scoperta diviene poesia, arte. Il Sindaco di Padova Sergio
Giordani e l’assessore alla cultura Andrea Colasio rilevano l’importanza della
Fodazione Bano nel circuito culturale della città, che in questo periodo per le
scelte fatte e l’unione delle sinergie tra i diversi poli museali e vestigia è
destinata alla candidatura di Urbs Picta del patrimonio Unesco: La rassegna su
Mirò è una ricchezza nella “miniera culturale da spendere”. A seguire
l’intervento del curatore Robert Lubar Messeri: “Nel corso della
carriera Joan Mirò (1893-1983) ribadì
sempre l'importanza della materialità come fondamento della propria pratica
artistica. -Se aggredisco un pezzo di legno con una sgorbia-, spiegò Mirò nel
1959 durante un'intervista, -questo gesto mi mette in un determinato stato
d'animo. Se aggredisco una pietra litografica con una matita litografica, o una
lastra di rame con un bulino, gli stati d'animo che ne derivano sono diversi.
L'incontro con lo strumento e con la materia produce uno shock che è cosa viva
e penso si ripercuoterà sull'osservatore-. L'inventario dei supporti
fisici utilizzati da Mirò in settant'anni di
attività artistica comprende materiali tradizionali, come tela (montata su
telaio o meno, strappata, logorata o perforata), diversi tipi di carta da
parati, pergamena, legno e cartone (ritagliato e ondulato), ma anche vetro,
carta vetrata, iuta, sughero, pelle di pecora, fibrocemento, ottone,
truciolato, Celotex, rame, foglio di alluminio e carta catramata. I materiali -
che instaurano sempre un equilibrio delicato con il supporto - includono olio,
colori acrilici, gessi, pastelli, matite Conte, grafite, tempera all'uovo,
gouache, acquerello, vernice a smalto, inchiostro di china, collage, stencil e
dacalcomanie, applicati in maniera innovativa su basi sia tradizionali che poco
ortodosse: gesso, caseina e catrame, talvolta combinati con una eclettica gamma
di oggetti comuni e materiali quotidiani, come linoleum, corda e filo. In questa esplorazione della materialità, che lo vide eguagliato forse solo da Paul
Klee, Mirò allargò in maniera decisiva i confini delle tecniche di produzione
artistica del Ventesimo secolo”. La mostra Joan
Mirò: Materialità e
Metamorfosi, coinvolge per le
soluzioni psicodinamiche, allusive, per i risvolti introspettivi scaturiti
oltre dalle soluzioni grafiche anche dalle caratteristiche fisiche di materiali
specifici. Temi trattati: Femmes et oiseaux [Donne e uccelli] del 1968, Sobreteixim
4 de 1972 e Sobreteixim 10 del 1973. L’esposizione mostra una serie
di collages senza titolo del 1929 e 1934. Le alternanze dei materiali “fungono
da sostituti semiotici nei quali i materiali stessi assurgono allo status di
segni”, sostiene il curatore. La mostra a Palazzo Zabarella, in Via Zabarella a
Padova è visitabile fino al 22 luglio 2018. [Vincenzo Baratella]
Il curatore Robert Lubar Messeri; sotto alcune opere di Mirò
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