mercoledì 14 marzo 2018

JOAN MIRO: Materialità e Metamorfosi in Mnemosine


JOAN MIRO: Materialità e Metamorfosi

Padova, Fondazione Bano, Palazzo Zabarella

Mostra organizzata da Fundacao de Serralves - Museu de Arte Contemporànea, Porto, e curata da Robert Lubar Messeri


La Fondazione Bano e il Comune di Padova accolgono a Palazzo Zabarella la Collezione Mirò conservata nella città di Porto, dal 10 marzo al 22 luglio 2018. Organizzata da Fundacao de Serralves - Museu de Arte Contemporànea, Porto, Joan Mirò: Materialità e Metamorfosi riunisce ben ottantacinque tra quadri, disegni, sculture, collages e arazzi, tutti provenienti dalla straordinaria collezione di opere del maestro catalano di proprietà dello Stato portoghese. Le opere furono di proprietà del Banco Portugués de Negociós, che nel 2008 in forti difficoltà economiche, decise di incaricare Christie's della vendita. Una protesta immediata costrinse a cancellare l'asta e rimpatriare le opere di Mirò, che vennero esposte pubblicamente per la prima volta al Museo Serralves di Porto, tra ottobre 2016 e giugno 2017. Prima di raggiungere Padova, la collezione è stata ospitata anche dal Palazzo Nazionale Ajuda a Lisbona con lo stesso titolo, Joan Mirò: Materialità e Metamorfosi. La mostra a Palazzo Zabarella copre un periodo di sei decenni della carriera di Joan Mirò, dal 1924 al 1981 concentrandosi in particolare sulla trasformazione dei linguaggi pittorici che l'artista catalano iniziò a sviluppare nella prima metà degli anni Venti. Documenta le sue metamorfosi artistiche nei campi del disegno, pittura, collage e opere di tappezzeria. “Con questa mostra, afferma Federico Bano dell’ omonima Fondazione, imprime al Palazzo Zabarella un nuovo corso culturale. Negli anni più recenti, questa sede espositiva si è andata connotando come il luogo privilegiato per ammirare grandi mostre su movimenti o artisti compresi tra la seconda metà dell'Ottocento e i primi due decenni del Novecento. Oggi Fondazione Bano considera quella importante stagione come giunta a completa maturazione.” Questa mostra, dedicata a Mirò, propone in Italia letture originali di pagine non secondarie della storia universale dell'arte, aprendo anche alle arti applicate. Federico Baro aggiunge: “Mi preme sottolineare un concetto per noi fondamentale: l'originalità delle nostre proposte. E' mia ambizione fare di Palazzo Zabarella un "luogo dove si possono ammirare mostre che altrove non si vedono". L'esempio di Mirò esplicita tale concetto”. Ferdinando Mazzocca, preziosa consulenza artistica del Zabarella, nella condivisione con la scelta della Fondazione, sottolinea la ricchezza di possibilità dell’arte moderna-contemporanea opposta alla pittura autoreferenziale dell’800. La raccolta di Mirò, con l’assemblaggio degli oggetti usati, dei colori a tempera della tradizione classica e materiali poveri, rivela l’estrosità dell’artista e il desiderio della sperimentazione. Mazzocca afferma: “Mirò è come un bambino estroso”. Ciò rimanda quasi alla pascoliana teoria del fanciullino in cui l’attimo della scoperta diviene poesia, arte. Il Sindaco di Padova Sergio Giordani e l’assessore alla cultura Andrea Colasio rilevano l’importanza della Fodazione Bano nel circuito culturale della città, che in questo periodo per le scelte fatte e l’unione delle sinergie tra i diversi poli museali e vestigia è destinata alla candidatura di Urbs Picta del patrimonio Unesco: La rassegna su Mirò è una ricchezza nella “miniera culturale da spendere”. A seguire l’intervento del curatore Robert Lubar Messeri: “Nel corso della carriera Joan Mirò (1893-1983) ribadì sempre l'importanza della materialità come fondamento della propria pratica artistica. -Se aggredisco un pezzo di legno con una sgorbia-, spiegò Mirò nel 1959 durante un'intervista, -questo gesto mi mette in un determinato stato d'animo. Se aggredisco una pietra litografica con una matita litografica, o una lastra di rame con un bulino, gli stati d'animo che ne derivano sono diversi. L'incontro con lo strumento e con la materia produce uno shock che è cosa viva e penso si ripercuoterà sull'osservatore-. L'inventario dei supporti fisici utilizzati da Mirò in settant'anni di attività artistica comprende materiali tradizionali, come tela (montata su telaio o meno, strappata, logorata o perforata), diversi tipi di carta da parati, pergamena, legno e cartone (ritagliato e ondulato), ma anche vetro, carta vetrata, iuta, sughero, pelle di pecora, fibrocemento, ottone, truciolato, Celotex, rame, foglio di alluminio e carta catramata. I materiali - che instaurano sempre un equilibrio delicato con il supporto - includono olio, colori acrilici, gessi, pastelli, matite Conte, grafite, tempera all'uovo, gouache, acquerello, vernice a smalto, inchiostro di china, collage, stencil e dacalcomanie, applicati in maniera innovativa su basi sia tradizionali che poco ortodosse: gesso, caseina e catrame, talvolta combinati con una eclettica gamma di oggetti comuni e materiali quotidiani, come linoleum, corda e filo. In questa esplorazione della materialità, che lo vide eguagliato forse solo da Paul Klee, Mirò allargò in maniera decisiva i confini delle tecniche di produzione artistica del Ventesimo secolo”. La mostra Joan Mirò: Materialità e Metamorfosi, coinvolge per le soluzioni psicodinamiche, allusive, per i risvolti introspettivi scaturiti oltre dalle soluzioni grafiche anche dalle caratteristiche fisiche di materiali specifici. Temi trattati: Femmes et oiseaux [Donne e uccelli] del 1968, Sobreteixim 4 de 1972 e Sobreteixim 10 del 1973. L’esposizione mostra una serie di collages senza titolo del 1929 e 1934. Le alternanze dei materiali “fungono da sostituti semiotici nei quali i materiali stessi assurgono allo status di segni”, sostiene il curatore. La mostra a Palazzo Zabarella, in Via Zabarella a Padova è visitabile fino al 22 luglio 2018. [Vincenzo Baratella]
Il curatore Robert Lubar Messeri; sotto alcune opere di Mirò






Nessun commento:

Posta un commento