martedì 6 marzo 2018

MATTEO FABEN in Mnemosine



Dal 24 marzo al 12 aprile 2018 lo Studio Arte Mosè di Rovigo, via Fiume 18, presenta quindici sculture in marmo dello scultore veronese Matteo Faben.


Ecce Homo, marmo di Carrara. Opera ora collocata sulla facciata della chiesa di San Gaetano a Barletta.

Eclettismo plastico di Matteo Faben.

La scultura per essere tale ha bisogno di esibire la tridimensionalità del pensiero espresso. È difficile associare la statuaria a qualcosa di astratto poiché ciò piloterebbe il concetto all'informe creato spontaneamente dalla natura. È perciò ovvio che la quasi totalità delle rassegne plastiche abbiano un riferimento ad un dato oggettivo ben conosciuto e riconoscibile. Matteo Faben è l'artista della congiunzione tra un classicismo desueto per le salon des arts attuale, ma è comunque cronico nell'impatto affettivo con le aspettative dell’osservatore, è forgiatore di opere che rimandano al pensiero complesso delle odierne estrinsecazioni. Usa il marmo con una morbidezza plastomorfica unica nell’identificazione dell'inconfondibile stile che rimanda all’artista veronese. Riesce a mostrarsi con una personalità originale rispetto alla scuola degli scultori di oggi. La cultura del presente di Matteo è unica nonostante abbia vivo nell’esecuzione modelli di rappresentazione greco-romana mai persa. Non a caso predilige la sostanza che per la sua nobile struttura si appresta alla mimesi classica: il bianco saccaroide di Carrara. Questa è la sostanza nella quale tuffa lo scalpello e realizza opere che nulla hanno da invidiare al modello canoviano. L'autoritratto forte e realistico nel ripetere l'effige di Matteo esteticamente dà il modello della bellezza, soprattutto se vengono analizzati dettagli quali i risvolti del tessuto della camicia che si sollevano dal busto con leggerezza nei volumi, trasparente, dimenticando la materia costituendi sulla quale è improbabile aggiungere, ma comodo togliere. Nel trait-d’union tra il realismo elegante e nuove soluzioni nell’uso del soggetto Faben riesce a equilibrare le tendenze pur rivelandosi un ricercatore. La modernità del soggetto: Cane cieco, La donna di pasta, Madonna del sì, Ostrica, Il mistero della fede, sviluppa la novità tematica in accordo con la perizia tecnica. Ne l’incontrollabile, mano-guanto, retaggio post romantico di Klinger, il marmo avvolge sottile, impalpabile, con sublime eleganza un soggetto fantastico che si condensa nella roccia fino a rilevare la pelle del braccio, concludendosi nella mano che azzarda di afferrare l’idea. L'artista veronese propone il motore Harley Davidson; soggetto inusuale per la scultura, ma di travolgente originalità: l'idea popular-art dell'oggetto d’uso. “Le misure di questa scultura corrispondono esattamente all'originale, misurato con un pantografo manuale che riporta esattamente ogni singolo di quasi cinquecento punti presi, con un totale di novecento ore di lavoro impiegate. L'effetto stupefacente trasporta -sostiene  l’artista- ad ascoltare il suono di un vero motore fin dentro nell'animo e nel contempo crea un desiderio di realtà che, legato al marmo sa proprio di infinito”. Matteo è versatile; gli è congeniale riversarsi nella meticolosa ricercatezza delle forme quando presenta allo spettatore gli elementi minuziosi che compattano il soggetto religioso. Ecce Homo, di grande dimensione, ora in giusta collocazione sul portale della chiesa di San Gaetano di Barletta ha straordinaria forza e ineguagliabile slancio mistico. Faben è poliedrico e avanza oltre le attese erigendosi artista di nuovi linguaggi plastici. Da un groviglio, una matassa marmorea, si protende con la delicatezza candida, quasi di gomitolo di lana, una tela di seta, l’impalcatura che sfocia nell’idea realizzata plastica, forte nella pietra carrarese alla pari delle opere dei grandi maestri. Novello Rodin è legato all’accuratezza estetica e contemporaneamente anticipatore di nuovi linguaggi. Vincenzo Baratella
Autoritratto, marmo di Carrara.

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