MASAMI
TERAOKA.
La
santità laica tra occidente ed oriente.
Amicizia? Se si
considera la lontananza che ci separa è un concetto azzardato; tuttavia il
rapporto epistolare, comunicativo, spontaneo di stima, la condivisione per
l’arte bella, concettuale, senza pregiudizievoli vincoli, senza condizioni,
allora siamo amici. Conoscenza lontana nel tempo, frutto di alcune recensioni e
di un mio breve giudizio positivo su quella che mi giungeva agli occhi e al
cuore come una pittura sincretica nella fusione tra occidente ed oriente. Masami
nasce in Giappone a Onomichi (Hiroshima) nel 1936; completa gli studi nel 1959 presso la Kwansei Gakuin University a Kobe laureandosi
in Estetica. Nel 1961 si trasferisce
negli Stati Uniti; a Los Angeles nel quadriennio 1964-68 frequenta l’Otis
College of Arte and Design ottenendo laurea e un master in Belle Arti. Le
origini nipponiche hanno conservato il gusto e la predilezione per l’arte del
Sol Levante soprattutto nelle forme sinuose della donna e nel tratto morbido,
ma deciso del disegno e nelle interpretazioni del mare, frastagliato nei flutti
come pizzo veneziano; chiare reminiscenze dei periodi Azuchi-Momoyama e
dell’opera di Utamaro e di Hokusai, che tanto influenzarono i maestri
occidentali, nella fattispecie Van Gogh, Monet, Manet, Pissarro e l’Art
Nouveau. La grande onda, la
formazione intellettuale del “mondo fluttuante” nel suo complesso sono le
radici sulle quali Masami imposta la narrazione pittorica. La cultura Ukiyo
dinamica, irruenta, contestatrice è il veicolo per le tematiche forti quali l’AIDS, l’attacco dell’11 settembre, la
questione ecclesiastica. L’amore per la pittura italiana ed europea dal tardo
Medioevo al Rinascimento emerge nell’allusione ai particolari delle grandi
opere e nella interpretazione obiettiva della religiosità profusa di ipocrisia.
Nell’affermare il primato del trascendente sulla ragione e sulla scienza la
Chiesa ha adottato qualsiasi mezzo e l’inquisizione è stata l’arma per
sacrificare il pensiero libero, lo sviluppo sociale e la femminilità giudicata
peccaminosa nel corpo e nel contempo abusata in maniera perversa e non senza
risvolti di crudeltà. L’ambiguità tra i chiostri, The Cloisters, ha la forza espressiva di denuncia e di racconto:
compattazione tra occidente ed oriente nella cronaca di ciò che successe tra le
antiche mura dei monasteri, geishe violate e comparazioni con contemporanei
abusi sui giovani dai prelati americani. Le metafore di Masami, negli
acquarelli e negli oli, oltre la lettura erotica dei soggetti -avvenenti
signorine, sex symbol, streghe, frati, vescovi e papi- danno messaggi di
straordinaria attualità e critica sociale. Il soggetto maschile, secondo la
funzione narrativa, trattasi di AIDS, viene criptato in pescegatto gigante,
piovra tentacolata… propaggini peniche attive nella trasmissione del virus in
acque agitate da grandi onde. Masami Teraoka nella campagna informativa non si
esime dall’esporre la prevenzione: il preservativo. Ancora una volta la donna
impersonata nella trattenitrice giapponese, davanti al maschio contagiato dalle
occhiaie bluastre, mette a disposizione il preservativo (Tale of a Thousand Condoms Series). Sono convinto che lo spettatore
italiano medio, meno emancipato del contemporaneo americano, abbia ancora
dell’imbarazzo nell’impatto con un’arte libera da complessi e da
un’inculturazione clerical-cattolica, tuttavia è doveroso mostrare
l’incondizionata santità laica di Masami. Quella che fa ergere la torre di
Babele, -fa parte delle opere presenti al
Museum of Art di Honolulu- medioevale nella rappresentazione, ma attuale
nella simbologia delle
torri gemelle, con monache, spose e stuprate gravide di dubbie paternità. E’
sempre nelle spire delle megalopoli, nelle torri di Babele, che prolificano i
McDonald produttori di hamburgers e colpevoli del precariato lavorativo. Masami
è cronista fecondo ed obiettivo con linguaggio pittorico incisivo e ricco di
cultura. La vasta produzione di Masami Teraoka ha all’attivo oltre 70 mostre personali itineranti; da
menzionare: quelle organizzate dal Whitney Museum of American Art nel 1980; The
Contemporary Museum, Honolulu (ora noto come Honolulu Museum of Art Spalding
House) nel 1988; e la Yale University Art Gallery nel 1998. Nel 1996 è stato
protagonista di una mostra personale presso la Arthur M. Sackler Gallery,
Smithsonian Institution e nel 1997 presso l'Asian Art Museum di San Francisco. Le
Sue opere sono presenti in 50 collezioni pubbliche in tutto il mondo, tra cui
il Crocker Art Museum, Sacramento, CA; i musei delle belle arti di San
Francisco; l'Asian Art Museum di San Francisco; lo Smithsonian American Art
Museum, Washington D. C .; il Museo dell'Arte di Honolulu, Hawaii; il Museo
d'Arte della Contea di Los Angeles; il Metropolitan Museum of Art, New York; la
National Portrait Gallery, Washington D. C .; Tate Modern, Londra, Inghilterra;
la Galleria d'arte del Queensland / GOMA, Brisbane, Australia; la Galleria di
Arte Moderna, Glasgow, Scozia; e il Singapore Art Museum, Singapore. Masami
Teraoka è stato due volte premiato dall'American Academy of Arts and Letters,
New York e ha ricevuto due borse di studio dal National Endowment for the Arts.
La prima monografia completa sull'artista è stata pubblicata nel 2007. Masami Teraoka ha
tenuto conferenze al Whitney Museum of American Art, all'Asian Art Society,
all'Institute of Fine Arts / NYU e alla Brown University. Numerosi sono stati i dipinti commissionati, fra
i quali: Samurai Businessmen per la copertina del TIME Magazine del 30 marzo
1981 e Green Rabbit Island per la State Foundation for the Arts and Culture,
Honolulu, Hawaii. È rappresentato dalla Catharine Clark Gallery di San
Francisco dal 1997 e da Samuel Freeman a Los Angeles.
Vincenzo
Baratella©.
Masami Teraoka, Semana Santa/Venus security check open, oil on canvas.
Masami Teraoka, Virtual inquisition/Reclining Eve, 1997, oil on canvas.