sabato 29 settembre 2018

Gauguin e gli Impressionisti a Palazzo Zabarella. Padova. in Mnemosine


Gauguin e gli Impressionisti. Capolavori dalla
Collezione Ordrupgaard.
Padova, Palazzo Zabarella 29 settembre 2018 - 27 gennaio 2019
Straordinaria mostra è stata aperta al pubblico a Palazzo Zabarella di Padova il 29 settembre 2018. Organizzata da Ordrupgaard, Copenaghen, dal Comune di Padova e dalla Fondazione Bano, che in questa rassegna ha segnato il record qualitativo nell’esibire in esclusiva al pubblico italiano capolavori di Ingres, Delacriox, Couture, Daumier, Corot, Courbet, Daubigny, Dupré, Sisley, Guillaumin, Baudin, Pissarro, Eva Gonzales, Redon, Cézanne, Degas, Gauguin, Manet, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Matisse. Un olimpo di eccellenze dell’arte che ha fatto tappa al Musée Jacquemart-André di Parigi e alla National Gallery of Canada; resterà in Italia, a Palazzo Zabarella fino al 27 gennaio 2019 per dirigersi successivamente a Praga, prima di rientrare definitivamente all'Ordrupgaard Museum, a nord di Copenaghen. Occasione unica quindi per ammirare il fior fiore della Collezione creata ai primi del Novecento dal banchiere, assicuratore, Consigliere di Stato e filantropo Wilhelm Hansen e da sua moglie Henny. Hansen, collezionista solo di artisti danesi, in occasione del suo primo viaggio d'affari a Parigi nel 1893, fu conquistato dall’impressionismo al Salon, alle gallerie e ai musei francesi. La nuova espressione pittorica affascinò il facoltoso uomo d’affari che maturò, nel 1915, il progetto di creare una collezione d’arte da comparare alla sua danese già esistente. Ebbe l’intuizione che la nuova pittura francese fosse destinata ad un rapido aumento di valore e risultasse quindi un perfetto investimento, purché ad essere acquistate fossero le opere realmente più importanti sul mercato. La scelta legittima la presenza di una concentrazione elevata di capolavori. Dal 1916 al 1918, Hansen riuscì a creare, grazie anche agli avveduti consigli di uno dei più importanti critici d'arte del momento, Théodore Duret, una collezione che il suo collega collezionista svedese Klas Fàhrceus avrebbe descritto come la "migliore collezione impressionista al mondo". Dopo le acquisizioni del 1918, con mezzo milione di franchi nelle aste della tenuta Degas, Hansen costruì in Danimarca una Galleria dove, una volta la settimana, il pubblico poteva ammirare le sue 156 opere che spaziavano dalle tele neoclassiche e romantiche, con David e Delacroix al Realismo e all'Impressionismo, al Post-impressionismo con Cézanne e Gauguin, e infine Matisse. Un tracollo finanziario costrinse il banchiere a svendere le opere per poi riacquistarle con la ripresa economica. "Ora ho finito con gli acquisti", affermò Hansen dopo aver comperato nel 1931 un delizioso pastello di Degas, già di proprietà di Gauguin stesso. Rapporti poco felici con lo Stato amareggiarono Wilhelm Hansen che decise di custodire in privato la collezione. La vedova Henny pensò di esaudire il desiderio del marito rendendo alla collettività le opere. A Palazzo Zabarella i curatori, Anne-Birgitte Fonsmark e Fernando Mazzocca, hanno ripartito il percorso della mostra in nove sezioni espositive. L’inizio é con i temi storici ove meglio si identifica Honoré Daumier, arguto nella satira e nell’illustrazione (idilliaco l’abbandono alla frescura di un grosso albero di Don Quijote e Sancho), ma anche interprete della vita degli umili. La seconda sezione Corot e Courbet tra romanticismo e naturalismo si respira tutto il paesaggio en plein air; Courbet evidenzia nell’impatto con una natura forte e selvaggia l’ideale socialista proudhoniano, teso alla denuncia della borghesia liberista al potere nelle città francesi. La neve immacolata come giaciglio di morte per l’inerme capriolo, vittima sacrificale della violenza del cacciatore. Nella terza sezione  dalla scuola di Barbizon alla nascita dell'impressionismo, Sisley ritrae le atmosfere chiaroscurali della foresta di Fontainebleau e a seguire il trionfo dell’impressione. Questa sezione marca le atmosfere soffuse, le sconfinate distese del mare, i barbagli di luce che fissano le vibrazioni cromatiche degli impressionisti. Monet è protagonista indiscusso. Nella quinta sezione tra i maestri campeggia Pissarro. Questi, dopo la parentesi al Pointillisme sulla scia di Paul Signac, nel periodo giovanile è interprete della quiete domestica degli orti e dei giardini e nella avanzata maturità si dedica alle vedute della sua Parigi vista dall’alto dalle finestre degli hotel; è la capitale pullulante di gente, di vita. Oltre l’impressionismo la pittura di Degas e Cézanne mostra l’inclinazione più concettuale e introspettiva, libera dai canoni troppo severi del realismo e dell’impressionismo. Nella composizione Le bagnanti, capolavoro che dà l’avvio alle nuove correnti contemporanee d’arte, c’è l’orchestrazione delle pennellate, come note di musica, senza seguire linee, contorni o scenografie d’atelier. Il fascino dell'universo femminile è una stupenda sezione in cui si alternano opere di Manet, Morisot, Renoir. Protagonista è la donna, emancipata rispetto al passato; è libera di sedurre come Victorine Meurent in Olympia o ne Le déjeuner sur l'herbe o ancora nel ballo al Moulin de la Galette. Gauguin, protagonista della rassegna occupa la sezione di un'avventura da Pont-Aven a Tahiti. E’ il percorso artistico della ricerca che porterà Gauguin nell'estate del 1891 in Polinesia, a contatto con popolazioni spontanee, immerse nel ritmo di una natura vergine. A finire le sezioni è la poesia della natura morta in cui Redon e Matisse superano la dimensione del reale per reinterpretare in modo soggettivo l’oggetto. Una mostra unica, irripetibile, a Padova fino a gennaio prossimo, tra l’altro corredata da un catalogo con apparato critico di altro livello. Vincenzo Baratella
Paul Gauguin, Ritratto di giovane donna.
Camille Pissarro, Alberi di prugne in fiore.




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